DAI FIDI TETTI |
Dai fidi tetti del villaggio
I bravi alpini son partiti;
mostran la forza ed il coraggio
della loro salda gioventù;
sono dell’Alpe i bei cadetti,
nella robusta giovinezza
dai loro baldi e forti petti
spira un’indomita fierezza.
Oh, valore alpin
difendi sempre la frontiera!
E là sul confin
tien sempre alta la bandiera!
Sentinella all’erta
per il suol nostro italiano
dove amor sorride
e più benigno irradia il sol.
Là su fra i picchi ed i burroni
fra vento, gelo, ghiacci e nevi
piantan con forza i loro picconi
le vie rendono più brevi.
E quando il sole brucia e scalda
le cime e le profondità
il fiero alpino scruta e guarda
pronto a dare il "chi va là
DORMI MIA BELLA DORMI |
Dormi
mia bella dormi
e
fai la nanna
ché
quando sarai mamma
non dormirai così…
Tutti
gli amanti passano
ma
tu non passi mai
ti
voglio bene assai
voglio morir con te.
Dormi
mia bella dormi
e
fai riposo,
che
quando avrai lo sposo
non dormirai così.
Tutti
gli amanti passano
ma
tu non passi mai
ti
voglio bene assai
voglio
morir con te.
DI QUA, DI LÀ DEL PIAVE Canto della guerra 1915-18, molto in voga nelle truppe alpine. |
Di qua, di là del Piave
ci sta un’osteria.
Là c’è da bere e da mangiare
ed un buon letto da riposar.
E
dopo aver mangiato,
mangiato
e ben bevuto.
Oi bella mora, se vuoi venire
è
questa l’ora di far l’amor.
Mi si che vegnaria
per
una volta sola.
Però
ti prego lasciarmi stare
che
son figlia da maritar.
Se
sei da maritare
dovevi
dirlo prima.
Or
che sei stata coi vecchi alpini
Non
sei più figlia da maritar.
E
dopo nove mesi
è
nato un bel bambino.
Sputava
il latte, beveva il vino:
l’era figlio di un vecio alpin.
DI QUI NON SI PASSA! |
A voi giovani baldi eroici Alpini,
che
di sangue e valore largo tributo
deste
d’Italia ai fulgidi destini,
il
nostro unanime cordial saluto!…
Si
raffermi sui giusti suoi confini
la
Patria col concorde nostro aiuto
e
raggiunga gli ideali suoi divini
nella
pace l’onor che le è dovuto…
Che
se giorno verrà, e sia pur lontano,
che
l’una o l’altra gente che oggi è lassa
rinnovi
qualche tentativo invano…:
sorgete
o Alpini fieramente in massa!…
Levate
ancora dai petti di Titano
vittorioso il grido:”Di qui non si passa”!…
DOMAN L’È FESTA |
Doman l’è festa,
non
si lavora,
g’ho
la morosa
d’andà
a trovar.
Vado
a trovarla
perché
l’è bella,
la
g’ha ’na stella
In
mezzo al cor.
La
g’ha ’na stella
che
la risplende,
che
la mi rende
consolazion.
DOPO TRE GIORNI DI LUNGO CAMMINO |
Dopo tre giorni di lungo cammino
siamo
arrivati sul Monte Cavallino,
sulla
nuda terra abbiamo riposà
e
degli alpini nessuno è ritornà.
DOVE SEI STATO MIO BELL’ALPINO Le cante alpine, col passare dei mesi di guerra, diventano sempre più una testimonianza delle dure battaglie combattute per la conquista di una vetta. Così si parla dell'Ortigara, del Monte Nero, del Pasubio, del Rombon. |
La Celestina in cameretta
che ricama rose e fiori.
Vieni
da basso
ch’è
rivà
Se l'è rivato ier di sera,
con la corsa del vapore.
Se
l’è rivato,
mi
son pronta a
far l’amor.
Dove
sei stato
che
ti gà cambià colore.
L'è stata l'aria del Trentino
che mi gà cambià colore.
L’è
stata l’aria
che
mi gà
Sul
Monte Nero
che
mi gà
Là
sul Pasubio
che
mi gà
Sul Monte Grappa c'è una bombarda,
che
mi gà
E’
stato il fumo
che
mi gà
Ma
i tuoi colori
questa
sera
DOVE TE VETT O MARIETTINA… |
Dove te vett, o Mariettina
Dove
te vett, o Mariettina
Dove
te vett, o Mariettina
insci bun’òra in mezz’ai pràa?
Mi voo a fa la campagneùla…
in
campagna a lavorà.
Se
ti te fusset propri soùla…
te
vegnarissi a compagnà.
Ma la rusada a la vegn sura…
la
te bagnerà el scoussaa!
El
scoussarin l’ho già bagnato
stamattina
in mezz al praa!
E PICCHIA PICCHIA LA PORTICELLA |
E
picchia, picchia la porticella
che
la mia bèla la mi vien ad aprir.
E
co la mano apre la porta
e
co la boca la mi dà un bacin.
La
me lo ha dato sì tanto forte
che
fin la mama la lo ha sentì.
“Che
cosa hai fato, figliola mia
che
tuto il mondo parla mal di te?”
“Ma
lascia pur che il mondo dica,
io
voglio amare chi mi ama me!”
È ARRIVÀ |
È arrivà Bum!
È arrivà Bum!
È
arrivata una bella biondina
cun
patate e cun fagioli
e
l’insalata alla ricciolina
ina,
ina.
E
con la paia,
se
fan i cappelli,
coi
giovani belli
l’amore
si fa.
Se
con i sassi
se
fan i palassi
coi
bei ragazzi
l’amore
si fa.
Se
con il vetro
si
fanno i bicchieri
con
i mitraglieri
l’amore
si fa.
E C’ERANO TRE ALPIN |
E c’erano tre alpin
e
c’erano tre alpin,
tornavan dalla guerra…
E c’erano tre alpin
tornavan dalla guerra.
Guarda
che bell’alpin!
Tornavan
dalla guerra.
Il
più bellin dei tre
il più bellin dei tre
avea un mazzo di rose…
Il
più bellin dei tre
avea
un mazzo di rose.
Guarda
che bell’alpin!.
Avea
un mazzo di rose.
E la figlia del re
vedendo
quelle rose…
“Dammelo a me,
io
voglio quei bei fiori.”
“Le rose io ti darò
se tu sarai mia sposa.”
“Buon giorno signor re,
voglio
tua figlia in sposa.”
“Se non vai via di qua
ti
faccio fucilare.”
“E va in malora ti
e
la tua figlia ancor…
Al mio pais
io
tengo l’amorosa.”
E CADORNA MANDA A DIRE E' la riprova della trasformazione di un canto che nel tempo va adattandosi alla storia della propria generazione, infatti "Mamma mia vienimi incontro" venne ripresa dagli Alpini, durante la guerra 1915-18, nel canto "E Cadorna manda a dire", dove si riscontra lo stesso spirito. |
E Cadorna manda a dire
che
si trova sui confini
e
ha bisogno degli alpini
per
potersi avanzar.
La
fanteria è troppo debole,
i
bersaglieri son mafiosi
ma
gli alpini son valorosi
su
pei monti a guerreggiar.
Novantasette
fatti coraggio
che
le porte son bombardate:
tra
fucili e cannonate
anche
l’Austria cederà.
E COL CIFOLO DEL VAPORE... |
E col cifolo del vapore
la partenza de lo mio amore;
è la partenza de lo mio amore,
chi sà quando ritornerà.
Tornerà 'sta primavera
con la sciabola insanguinata,
ma se ti trovo già maritata
oi che pena, oi che dolor.
E L’ALPIN SUL CASTELLACCIO |
E l’alpin sul Castellaccio
tra
le rocce ed i burron
approfitta
della tormenta
per
occupar la posizion.
E
l’alpin sull’Adamello
tra
la neve ed i ghiacciai
e
mentre va con cuor tranquillo
una
valanga può cascar.
Pensa
alpin alla casetta
se
la rivedrai ancor,
laggiù
c’è la tua mamma
che
ricorda il suo figliol.
E L’AN TAGLIA I SUOI BIONDI CAPELLI |
E
l’an taglia i suoi biondi capelli,
la
si veste da militar,
lè
monta sul cavallo,
verso
il Piave se ne va.
Quan’fu
giunta in riva al Piave
d’un
tenente si l’ha incontrà:
“Rassomigli
a una donzella
fidanzata
d’un mio soldà.”
“No,
donzella io non sono,
né
l’amante di un suo soldà,
sono
un povero coscritto
dal
governo son sta richiamà.”
Il
tenente la prese per mano,
la
condusse in mezzo ai fior:
“E
se lei sarà una donna
la
mi coglierà i miglior.”
“I
soldati che vanno alla guerra
non
raccolgono dei fior,
ma
han soltanto la baionetta
per
combatter l’imperator.”
Il
tenente la prese per mano,
la
condusse in riva al mar:
“E
lei sarà una donna
la
si laverà le man.”
“I
soldati che vanno alla guerra
non
si lavano mai le man,
ma
soltanto una qualche volta
con
il sangue dei cristian.”
Il
tenente la prese per mano,
la
condusse a dormir:
“Ma
se lei sarà una donna
la
dirà che non può venir.”
“I
soldati che vanno alla guerra
lor
non vanno mai a dormir,
ma
stan sempre sull’attenti
se
un qualche attacco l’an vedon venir.”
Suo
papà l’era a la porta
e
sua mamma l’era al balcon
per
veder la sua figlia
che
ritorna col battaglion.
“Verginella
ero prima
verginella
sono ancor,
ed
ho fatto sett’anni a la guerra
sempre al fianco del mio primo amor.”
E LA BANDIERA GIALLA E NERA |
E
la bandiera gialla e nera
è
sempre stata la più brutta
trullalà!
Gli
italiani l’han distrutta
là
sul Carso e sul Trentin.
E
la bandiera dei tre colori
è
sempre stata la più bella
trullalà!
Noi
vogliamo sempre quella
noi vogliam la libertà!
E LA MATTINA DI VENTITRÈ MAGGIO |
E
la mattina di ventitrè maggio
Si
movevano le truppe ’taliane,
dalle
terre l’armate lontane
in
partenza ognun si partì.
Su
pe’ quei monti che l’aqua rovescia
grandinavano
le bombe nemiche,
su
per quei monti, colline e gran valle
ci
massacravano a tutti così.
Quanti
al mio fianco ne sono caduti
e
piangevano moglie coi figli,
ma
senza patria e senza vessilli.
rimpiangendo
dolori nel cuor.
O
tu moglie che tu non mi senti,
ti
raccomando i compagni vicini
e
di tenermi di conto i bambini,
che
io ne muoio straziato nel cuor.
O
vigliacchi che voi ve ne state
cò
le mogli sui letti di lana,
venditori
di carne umana,
che
questa guerra ci insegna a ’mpugnar.
Voi
chiamatelo il campo dolore
quelle
terre da là dai confini,
là
si moriva come assassini
e
benedetti sarete nel ciel.
E LA NAVE S’ACCOSTA PIAN PIANO Il canto risale al periodo della campagna di Libia, iniziata, per gli Alpini, il 12 ottobre 1911 con lo sbarco a Tripoli del primo scaglione della divisione Pecori Girardi. Nel raccontare questo canto, gli Alpini alternano a momenti di esaltazione: "E a colpi disperati, mezzi massacrati...", altri di autentica riflessione: "Sulle dune coperte di sabbia...", infine la naturale fiducia nella vittoria: "E col fucile in spalla, baionetta in canna, son ben armato... Quando avrò vinto, ritornerò |
E
la nave s’accosta pian piano
salutando
Italia sei bella,
nel
vederti mi sembri una stella,
Oh
morosa ti debbo lasciar.
Allora
il capitano m’allungò la mano
sopra
il bastimento, mi voleva salutare
e
poi mi disse: i Turchi son là.
E
infatti si videro spuntare,
le
nostre trombe si misero a suonare,
le
nostre penne al vento volavano
tra
la bufera e il rombo del cannon.
E
a colpi disperati, mezzi massacrati
dalle
baionette, i Turchi sparivano
gridando:
Alpini, abbiate, pietà.
Sulle
dune coperte di sabbia
i
nostri alpini, oh Italia, morivano
ma
nelle veglie ancora ti sognavano
con
la morosa, la mamma nel cuor.
E
col fucile in spalla, baionetta in canna,
son
ben armato, paura non ho,
quando
avrò vinto, ritornerò.
E LA VIOLETTA LA VA, LA VA… |
E la violetta la va, la va… la va, la va!…
La va, la va!…
Le
la va sul campo, la s’era insugnada
Ch’è
ghera el so Gingin
Che
la rimirava!…
Le
la va sul campo, la s’era insugnada
Ch’è
ghera el so Gingin
Che
la rimirava!…
Perché te me rimiri, Gingin d’amor
Gingin
d’amor?
Mi
te rimiri, perché tu sei bella,
e
se vuoi venire con me alla guerra.
E
mi con ti’ alla guerra, non vò venir,
Non
vò venir…
Mi
non vò venire, con ti alla guerra
Perché
si mangia mal e si dorme per terra.
No,
no per terra non dormirai!…
Non
dormirai!…
Tu
dormirai sopra un letto di fiori
Con
quattro bei alpin… e lassa fa a lòri!…
E ME MARE ME L’À DITE |
E me mare me l’à dite,
me
l’à fate professà,
che
s’o ciol marit in Ciargne
ài
la cosse in puartà.
E me mare è maridade
e
à ciòlt cui che à volut,
e
cussi farà so fie:
ciolarà
un a so mut.
E QUANDO PASSA… |
E quando passa l’artiglieria
coi
suoi cannoni spazza la via.
Trotta,
galoppa, noi soma alpin,
viva
l’Italia e viva ’l bon vin!.
E
quando passa cavalleria
coi
suoi cavalli per via.
Trotta,
galoppa, noi soma alpin,
viva
l’Italia e viva ’l bon vin!
E
quando passa la fanteria
coi
suoi fagotti ingombra la via.
Trotta,
galoppa, noi soma alpin,
viva
l’Italia e viva ’l bon vin!
O
bella bionda non ci conosci?
Della
montagna siamo i camosci.
Trotta,
galoppa, noi soma alpin,
viva
l’Italia e viva ’l bon vin!
Su
ardite creste, canzoni al vento,
anche
se in pochi contiamo per cento.
Trotta,
galoppa, noi soma alpin,
viva
l’Italia e viva ’l bon vin!
Su
per dirupi erti e scoscesi
salir
non possono uomini obesi.
Noi
siamo snelli, soma bei fioei,
Dico
le bimbe:”Ven sì chi ’t voei!”
E SUL CERVINO Conosciuto, generalmente, come: "Vinassa" oppure "La nella Valle", "E sul Cervino" è uno dei canti in cui si ritrova ancora il motivo gioioso dei canti di caserma diffusi nelle truppe alpine. |
E
se son pallida
dei
miei colori
no
voglio dottori
no
voglio dottori.
E
se son pallida
come
’na strassa
vinassa,
vinassa
e
fiaschi de vin.
E
sul Cervino
c’è
una slavina
l’è
la rovina
di
noi alpin.
Là
nella valle c’è la Rosina
l’è
la rovina
di
noi alpin.
Là
su quel monte
c’è
un buco nero
l’è
il cimitero
di
noi alpin.
Là
nella valle
c’è
una caserma
requiem
eterna
per
chi ci sta.
Sul
monte Rosa
c’è
una colonna
l’è
la Madonna
di
noi alpin.
E
in fondo valle
c’è
un’osteria
l’è
l’alegria
di
noi alpin.
Là
nella valle
c’è
una ragazza
che
la va pazza
per noi alpin.
E TRANTA SOLD SON PA DUI LIRE |
E
trant sold son pa dui lire,
tranta
sold, tranta sold son pa dui lire.
E trant sold son pa dui lire
e
dui lir, e dui lir son dui franchi,
dui
franchi.
Me
pare l’ha vendù ’l boeu,
me
mare l’ha vendù ’l crin
per
faim’andè, per faim’andè,
per
faim’andè, per faim’andè…
Me
pare l’ha vendù ’l boeu,
me
mare l’ha vendù ’l crin
per
faim’andè, per faim’andè
int’i
alpin, int’i alpin!
E
trant sold son pa dui lire,
tranta
sold, tranta sold son pa dui lire.
E
trant sold son pa dui lire
e
dui lir, e dui lir son dui franchi,
dui
franchi.
Me
pare l’è ’n borgheis,
mi
son carià ’d speis
per
pod’andè, per pod’andè…
int’i alpin, int’i alpin!
E TU AUSTRIA Questo motivo è uno dei primi cantati dagli Alpini, come ben può testimoniare la lettera a firma Chamoue pubblicata il 15 agosto 1897 su l'Alpino. In essa apprendiamo che già nel 1897, alla Caserma Alpina di Aosta, in occasione del 25° anniversario della fondazione del Corpo, gli anziani del Battaglione cantavano:
Su cantiamo guerrieri alpini che delle Alpi noi siam bersaglieri e fra le rocce e gli aspri sentieri mi nessun colpo fallito sarà.
Noi siam giovani, forti e robusti, sopportiamo fatiche e sventure; cara Italia tranquilla stai pure che gli Alpini salvarti sapran.
Sul cappello portiamo il trofeo dei Reali di Casa Savoia, noi lo portiam con fede e gioia; viva Vittorio il nostro sovran.
Cara Italia tranquilla stai pure, sempre pronti noi siamo ai confini, ben difenderti sapranno gli Alpini; cara Italia tranquilla stai pur.
|
Su
su cantiamo guerrieri alpini
che
delle Alpi noi siam bersaglieri
e
fra le rocce e gli aspri sentieri
mai
nessun colpo fallito sarà.
Noi
siam giovani, forti e robusti
sopportiam
fatiche e sventure
cara
Italia tranquilla stai pure
che
gli alpini salvarti sapran.
Sul
cappello portiamo il trofeo
dei
reali di casa Savoia
noi
lo portiamo con fede e con gioia
viva
Tojo il nostro sovran.
Cara
Italia tranquilla stai pure
sempre
pronti noi siamo ai confini
ben
difenderti sapranno gli alpini
cara
Italia tranquilla stai pur.
E
tu Austria non essere ardita
di
varcare d’Italia i confini,
che
sulle Alpi ci sono gli alpini
che
su per aria ti fanno saltar.
E
tu Austria che sei la più forte
fatti
avanti se hai del coraggio,
e
se la “buffa” ti lascia il passaggio
noialtri
alpin fermarti saprem.
Varcheremo
le mura di Trento
coi
fucili per ben caricati,
e
di rinforzo ci sta’ i richiamati
tutto
per aria faremo saltar.
Al
comando dei nostri ufficiali
caricheremo
cartucce a mitraglia,
e
se per caso il colpo si sbaglia
a
baionetta l’assalto farem.
caricheremo
cartucce a mitraglia,
e
se per caso il colpo si sbaglia
a baionetta l’assalto farem.
EL CAPORAL TROMBETA |
Mi sun Cristina e fun la cusinera
tarocu ’l caporal dei trumbettier.
Sa
l’è propri chiel el me amur,
l’unur
dei superiur,
che
cun ’l so strument
desvìa
el regiment.
Ohi, capural (ohi capural)
dei
trumbettier (dei trumbettier)
ma
forse se… (ma forse se…)
…buta
a suné… (ma forse se…)
La
seira tuta sula ent la stansietta
mi
cercu di ’ndurmime inutilment;
quand
ch’i’ pensu al capural ’d trumbetta
ca
suna la curnetta,
o
che strument divin,
oh
cume ’l suna bin…
Ohi, capural (ohi capural)
dei
trumbettier (dei trumbettier)
ma
forse se… (ma forse se…)
…buta
a suné… (ma forse se…)
EL RISOTT |
Di bere e di mangiare il tempo è già passato!…
Tutto vien calcolato
vo’
far quel che mi par!…
Vo’
passeggiar la notte…
Voglio
vuotar la botte!…
Se
in ciel si beve il nettare…,
se
in ciel si beve il nettare,
noi
qui beviamo il vin!…
Come porti i capelli bella bionda…,
tu
li porti alla bella marinara…,
tu
li porti come l’onda, come l’onda in mezzo al mar!…
In
mezzo al mar ci sta un camin che fumano…,
in
mezzo al mar ci sta un camin che fumano…,
in
mezzo al mar ci sta un camin che fumano…,
saranno
la miai bella che si sconsumano!…
Radames!… discolpati!
Mio
marito ha rotto i calzoni…,
perdè
i bottoni, perdè i bottoni…,
mio
marito ha rotto i calzoni…
perdè
i bottoni per la città!…
Per
la città dei Cesari,
tremenda,
tremenda echeggerà!…
E la “Marianna” la va in campagna
quando
il sol tramonterà… tramonterà!…
ne
sa quando, ne sa quando ritornerà… ritornerà!…
Daghela
no ch’el fa ’l bagat
daghela
no ch’el fa ’l bagat…
Daghela
no ch’el fa ’l bagat!!!…
EL SALUT AL PAIS |
A van i bravi Alpini
a van fra i rocch, i munt e n’t i giasè…
E
l’Alpin a jè pa gnun
ca
lo guadagna:
né
per munt né per calè…
né
per calè…!
Quand
che l’aria a comenzaa vni scura
perché
l’sul atraversa l’Munvis
chiel
a guarda sa veja pianura…
e
poeuil a manda un salut al pais…!
Quand
che l’aria a comenza a vni scura
perché
l’sul atraversa l’Munvis
chiel
a guarda sa veja pianura…
e
poeuil a manda un salut al pais…!
ENTORNO AL FÒCH |
Entorno al fòch se
canta,
entorno
al fòch se
varda,
entorno
al fòch se
parla,
se
dis come la va.
Boia
de ’na
minestra;
bòi, bòi,
bòi!
Se
smorza ’na
fiamèla,
se
’n piza ’n tòch
de
zoca,
se
tira ’n qua la
boza,
e
se sta lì a vardar.
Boia
de ’na
minestra;
bòi, bòi,
bòi!
Se
pensa a la morosa,
a
nossa pòra mama,
e
’n piza n’altra
fiama
che
la va drita al cor.
Boia
de ’na minestra;
bòi,
bòi, bòi!
Su
per la capa nera
’na
fila de comete;
per
tute ’ste lumete
se
se pòl
desmentegar.
La
bòie!!!
ERA LEI, SÌ SÌ |
Era lei, sì sì, era lei no no.
Era lei che lo voleva,
era lei che lo voleva,
Era lei, sì sì, era lei no no.
Era lei che lo voleva;
quel mazzolin di fior.
ERA SERA DI UN GIORNO DI FESTA |
Era sera d'un giorno di festa.
La mia bella mi stava d'acanto:
mi diceva io t'amo, e tanto,
te lo giuro dinanzi ai tuoi piè.
I suoi occhi son neri, son belli,
i suoi folti capelli son d'oro:
per te vivo, per te io moro,
e lo giuro davanti ai tuoi piè.
Dammi un riccio dei biondi capelli
che li serbi per la tua memoria:
là sul campo d'onor di vittoria
i tuoi capelli io voglio baciar.
ERA UNA NOTTE CHE PIOVEVA Canto della guerra 1915-18. Si nota che il motivo gioioso della ballate di caserma sta scomparendo, l'Alpino può solo sognare la sua "bella" mentre dorme sotto la tenda in mezzo ad una bufera di guerra. |
Era una notte che pioveva
e
che tirava un forte vento
immaginatevi
che grande tormento
per
un alpino che deve vegliar.
A
mezzanotte arriva il cambio
accompagnato
dal capoposto:
“O
sentinella, torna al tuo posto
sotto
la tenda per riposar.”
Appena
giunto sotto la tenda
sentivo
l’acqua giù per la valle,
sentivo
l’acqua giù per le spalle,
sentivo
i sassi a rotolar.
Appena
giunto sotto la tenda
sognavo
d’esser con la mia bella
e
invece ero di sentinella
fare
la guardia allo stranier!
Appena
giunto in fondovalle
arriva
l’ordine dal reggimento,
arriva
l’ordine dal reggimento:
tutti
in licenza dobbiamo andar.
Appena
fui giunto in licenza
credevo
d’essere di sentinella
e
invece ero con la mia bella
sotto le piante a fare l’amor.
ERAN GIONTI Su, Venzone |
Eran gionti
al stretto passo
nove millia o più Germani;
avean preso
il monte, i cani;
ma cazati
fora al basso
da quaranta
di Tenzone.
Su, su, su,
Venzon, Venzone...
ERAVAMO IN VENTINOVE La linea nemica era caratterizzata da forti ed imponenti sbarramenti montani, strapiombanti su valli strette e profonde e sbarrate da alture, come il Som Pauses in Val Boite. Dietro queste difese c'erano i cacciatori della divisione Pusterthal con molte mitragliatrici e in più gli Standschuetzen, compagnie di tiro a segno. Evidente la perdita di molti uomini durante le crudenti battaglie del 1916 per l'occupazione di questa zona, da qui: "Maledetto sia il Som Pauses coi suoi tubi di gelatina!". |
Eravamo
in ventinove,
ora
in sette siamo restà
e
gli altri ventidue
sul
Son Pauses li han mazzà.
Maledetto
sia il Son pauses
coi
suoi tubi di gelatina.
Sì,
l’è stà la rovina
la
rovina di noi alpin.
Queste
povere vedovelle
le
va in chiesa, le va a pregar…
La
passion dei lor mariti
le
fa piangere e sospirar.
EVVIVA IL VIN DI PERGOLA |
Evviva il vin di Pergola
l'è dolce come il balsamo,
se non sarà di balsamo
sarà di vero amor
Son qui sotto i tuoi balconi
con le mani giunte al petto,
salta fuori da quel letto
non mi fare giù penar!
Se
ne ho bevuto tanto
e non mi ha fatto male,
l'acqua la mi fa male
e il vin mi fa cantar.
Son qui sotto i tuoi balconi
con le mani giunte al petto,
salta fuori da quel letto
non mi fare giù penar!
Il
vin mi fa cantare
con dolce armonia,
il vino di bottiglia
mi fa cantar più ben!
Son qui sotto i tuoi balconi
con le mani giunte al petto,
salta fuori da quel letto
non mi fare giù penar!